Un ometto gracile


Era in anticipo.
Come sempre.
Cinque minuti e la lavanderia avrebbe aperto.
Mentre guardava Ugo, il suo cane, quaranta chili di dolcezza, seduto tranquillo al suo fianco vide qualcuno avvicinarsi, un uomo, le sorrise, anzi no, sorrise a Ugo.
“Belloooooo” esordì con una voce scoppiettante a trenta centimetri dal muso del cane.
Agata lo squadrò , un ometto gracile, non avrebbe retto.
“Guardi forse è meglio che non gli dica così, se le salta addosso per farle le feste potrebbe involontariamente farle male.”
L’ometto si rialzò e con una parlantina irrefrenabile cominciò a criticare i cani piccoli, a raccontare di sua zia che aveva un chiassoso chihuahua ecc ecc.
Persa nelle chiacchiere dell’ometto non si accorse che Ugo, deciso a ricambiare i complimenti, lo aveva puntato e in men che non si dica lo aveva buttato per terra.
La testa del poveretto centrò lo spigolo del marciapiede.
Agata si avvicinò, vide del sangue uscire dall’orecchio, probabilmente era morto stecchito.
“Te l’avevo detto” sentenziò con distaccata superiorità al cadavere.
Poi la lavanderia aprì e lei entrò per ritirare la sua giacca.


Micronoir dedicato a chi pensa che un cane di 40 kg sia un peluche, solo un po’ più grande.

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